La fede in famiglia

I Verbi del Cuore

Cor-aggio


Commentando la fede di Timoteo, collaboratore di Paolo, il card.Martini ha spiegato così la solidità della sue fede, che poggiava su quella dei suoi antenati, di nonna Leoide e della mamma Eunice.
Pur essendo simile alla nostra, la loro aveva qualche diversa sfumatura: noi occidentali partiamo sempre dalle definizioni concettuali; la fede ebraica invece non era concepita astrattamente, ma a partire da esperienze concrete, dalle azioni messe in opera da Dio.
Per trasmettere la fede in Israele non serviva né il catechismo né l'ora di religione, ma c'era la celebrazione delle varie feste vissute insieme alla propria famiglia.
Le feste sono il grande luogo di insegnamento della fede per il bambino ebraico. Quella del Capodanno ebraico – Rosh-haschanah – cade a settembre, all'inizio dell'anno. 
La festa autunnale di Suk-kot – dei Tabernacoli o delle Tende – è legata al raccolto dei frutti della terra: nel giardino di casa o sul terrazzo, con qualche piccola stuoia o frasca si costruisce una casetta, dove per una settimana ci si reca a pregare e a mangiare certi cibi, per non dimenticarsi dei quarant'anni di cammino nel deserto, quando Israele veniva sostentato gratuitamente tutti i giorni dalla mano provvida di Dio.
Successivamente ecco lo Yom-Kippur, il giorno solennissimo dell'espiazione, liturgicamente parlando, il più importante, di digiuno totale. Poi la festa di Chanukkah, che celebra la rinnovazione del Tempio. 
Poi ancora Purim (che vuol dire “sorti”), il carnevale ebraico, quando si festeggia il cambio delle sorti con cui gli ebrei, destinati allo sterminio, furono salvati per coraggiosa intercessione di Ester presso il re Assuero. Infine la grande festa di Pesah, della Pasqua di liberazione del popolo dalla schiavitù di Egitto (che è solennissima, come da noi), cui segue la festa di Pentecoste, della Simchat-Torah, cioè della “gioia-per-il-dono-della-Legge”.
Ognuna di queste diverse feste è vissuta in famiglia con speciale intensità. Ognuna ha le sue preghiere proprie, che la mamma fa recitare a tutta la famiglia. Per ognuna ci sono giochi, canti e colori propri. E i bambini imparano così, celebrando nella vita, udendo raccontare la storia del popolo e di un Dio misericordioso, fedele, vicino, presente, attraverso l'esperienza quotidiana.
Arrivando a noi dobbiamo tornare a scommettere sulla trasmissione in famiglia, celebrando insieme, genitori e figli, le feste liturgiche nei tempi e nei modi dovuti. Abbiamo moltissime splendide occasioni: l'Avvento, il Natale, la Quaresima, la Pasqua, la Pentecoste, il mese di maggio, le feste della Madonna, la festa del Patrono. Con la propria esperienza vissuta, fatta di preghiera, ma anche di cibo, piccoli regali, qualche segno esteriore, i figli entreranno in modo graduale, simpatico, gioioso nell'atmosfera della fede.
 

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